Preghiera perseverante e fervente



Nehemia era un uomo consacrato a Dio, arreso completamente nelle Sue mani, che riconosceva Dio in tutte le sue imprese. Questo perché egli era un uomo perseverante nella preghiera. In qualunque circostanza egli si ritrovava, il suo prima impulso era quello di rivolgersi a Dio mediante la preghiera.
Nehemia aveva molto a cuore l’opera di Dio, infatti ap­pena ebbe ricevuto le sconfortanti notizie che riguardavano la misera condizione in cui versava Gerusalemme, ne fu grandemente addolorato. Pianse, digiunò, pregò ardentemente dinanzi all’Iddio del cielo chiamandoLo Dio grande e tremendo, tanto era grande la stima che aveva di Dio. Nehemia rico­nobbe la disubbidienza del popolo nei confronti del Signore, perciò implorò la Sua misericordia.
Egli desiderava vedere il suo popolo riunito, la città di Gerusalemme ricostruita e l’opera di Dio risorgere. Sapeva che con le proprie forze non poteva fare nulla, però era convinto che l’Onnipotente Iddio nel quale confidava, poteva fare al di là di quello che egli desiderava. Iddio non tardò ad esaudire la sua preghiera.
Molti, trovandosi in circostanze difficili, pur realizzando la loro impotenza, non fanno nulla per rimediare a tale stato di cose, invece di andare a Dio, come fece Nehemia, e presentare a Lui ogni problema grave, preferiscono fare da sé dimenticando che Iddio ha sempre una risposta per chiunque Lo ricerca con fede e sincerità. Egli è sempre pronto a rivelarsi mediante la Sua Parola per risolvere ogni problema.
Seguiamo l’esempio di Nehemia e viviamo in perfetta comunione con il nostro Salvatore Gesù Cristo meditando la Sua divina Parola, ricercandolo in preghiera e disponendoci sempre di più a fare la Sua volontà. Certamente Dio continuerà l’opera Sua usando ognuno di noi per l’avanzamento del Suo Regno.
Qualcuno ha detto: “Se potessimo pregare giustamente, ogni problema sarebbe risolto nella Chiesa”. Tutti siamo consapevoli dei nostri fallimenti, ma tutti dovremmo protenderci verso le cose che stanno dinanzi (Filippesi 3:13).
Abbiamo bisogno di un risveglio di preghiera, un ripetersi della vita apostolica di preghiera. C.H. Spurgeon ha detto: “Ogni risveglio ha avuto il suo inizio in molta preghiera. Senza preghiera i nostri sermoni uccideranno invece di dare la vita; il nostro canto assommerà a nulla e nessuno sforzo missionario avrà successo se non è accompagnato dalla preghiera. La riunione di preghiera è il culto più importante della Chiesa”.

1. La necessità di applicarsi alla preghiera
Ogni credente dovrebbe condurre una vita di preghiera. “...non avete perché non domandate” (Giacomo 4:2).
L’espressione: “Esorto dunque …” (1 Timoteo 2:1), sottolinea la necessità di curare la comunione con Dio. Alcuni pensano che una vita di preghiera sia possibile soltanto a persone poco impegnate, con molto tempo libero. I Vangeli, però, fanno notare che Gesù, pur essendo molto occupato, non tralasciava mai di appartarsi per pregare (Marco 1:35; 6:46; 14:32,35,39; 15:34). Egli era consapevole della necessità di dedicarsi alla preghiera. Come vero uomo riconosceva di aver bisogno di trascorrere del tempo con il Padre. Dedicarsi alla preghiera è indispensabile per mantenere viva la nostra comunione con Dio, per non cadere in tentazione (Marco 14:38), crescere nella Sua conoscenza (Efesini 1:16,17), ricevere nuove forze (Isaia 40:31), continuare a sperimentare la Sua grazia nel proprio cuore e vederLo all’opera (Giacomo 5:16). Non commettiamo il grave errore di sottovalutare l’importanza della comunione con il Signore!

2. La condotta che deve accompagnare la preghiera
In 1 Timoteo 2:8, l’apostolo conclude l’argomento della preghiera facendo riferimento alla condotta che deve accompagnarla. Veniamo esortati a pregare “alzando mani pure”. Le mani rappresentano le opere e le azioni che una persona compie. Chi si accosta a Dio in preghiera è chiamato a camminare sul sentiero della santificazione (Cfr. Salmo 24:3). Occorre separarsi ogni giorno dal peccato, consacrandosi a Dio ed arrendendosi allo Spirito Santo. Soltanto se accompagnate dalla santificazione le nostre preghiere saranno gradite dinanzi a Dio: “Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto” (Giov.15:7).
Il Signore non accoglie la preghiera di chi vive nel peccato (Salmo 66:18); ma perché le nostre opere siano pure, è indispensabile, però, che il nostro cuore sia purificato dal sangue prezioso di Cristo. Dobbiamo affrontare immediatamente il problema del peccato personale; “se confessiamo i nostri peccati” ha dichiarato l’apostolo Giovanni, “Egli (Dio) è fedele e giusto di perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità” (1 Giovanni 1:9). La confessione è soluzione all’iniquità che rende inefficaci le nostre preghiere, e ai sensi di colpa che ci disturbano.

3. I sentimenti che ci devono animare nel pregare
La nostra deve essere sempre una preghiera fervente, intensa, perseverante (fatta con lacrime).
Gesù raccontò ai discepoli una parabola (Luca 11:5-10). Se hai sinceramente bisogno di qualcosa e sai che è volontà di Dio che tu ce l’abbia, o se gli chiedi di aiutarti a compiere qualcosa di importante, continua a pregare(Cfr.1 Giov.5:14,15). Sii importuno! Continua ad insistere che Dio ti aiuti e che ti dia ciò di cui hai bisogno! Lo farà! “Chi cerca trova!” Se il Signore non risponde immediatamente alle tue preghiere non arrenderti! Continua a bussare, con le tue preghiere, alla porta del Cielo e “ti sarà aperto”!


a. Non arrenderti mai! Gesù raccontò ai Suoi discepoli una parabola per insegnare loro che bisogna pregare senza stancarsi mai (Luca 18:1-8). Il Signore non è duro di cuore e maldisposto ad aiutare, come il giudice ingiusto; non ci aiuta di malavoglia solo se lo stanchiamo con le nostre richieste. Egli vuole darci ciò di cui abbiamo bisogno e ciò che è meglio per noi, ma spesso vuole vedere se siamo veramente convinti dì averne bisogno e se abbiamo veramente fede che ce lo darà. Ritardando la Sua risposta, mette alla prova la nostra fede e la nostra pazienza (cfr. Ebrei 10:35,36; Salmo 40:1).


b. Non smettere di sperare! Ai tempi di Elia, la carestia era durata per tre anni e mezzo senza speranza di sollievo, ma ora che il popolo aveva confessato che il Dio d’Israele era il vero Dio, Elia chiese al Signore di mandare la pioggia per salvare il paese e la loro vita! Per fede egli disse al re Acab: “Risali, mangia e bevi, poiché già si ode un rumore di grande pioggia” (1 Re 18:41).Poi salì sulla cima del monte Carmelo, s’inginocchiò con il capo a terra e pregò ferventemente. Ordinò quindi al suo servitore: “Ora va’ su, e guarda dalla parte del mare!” Quegli andò su, guardò, e disse: “Non c’è nulla” (v.43). Elia continuò a pregare insistentemente. Mandò il suo servitore a vedere se ci fosse traccia di pioggia, ma egli tornò ad informarlo che non si vedeva nemmeno una nuvoletta. Imperterrito, Elia continuò a pregare intensamente e a mandare il servitore a scrutare il cielo. Ma ogni volta egli tornava con le stesse notizie scoraggianti. Per sette volte Elia mandò il servitore a guardare. La settima volta finalmente egli rispose: “Ecco una nuvoletta grossa come la palma della mano…” (v.44). Elia balzò in piedi e gli ordinò: “Sali e dì ad Acab: Attacca i cavalli al carro e scendi, perché la pioggia non ti fermi” (v.44). Mentre il servitore correva giù per il pendio per avvisare Acab, improvvisamente il cielo si riempì di nuvole scure e il vento si mise a soffiare. Poi cominciò a piovere a dirotto, tanto che Acab riuscì a stento a tornare in città (v.45). Giacomo riassume così la morale di questa storia: “la preghiera del giusto ha una grande efficacia. Elia era un uomo sottoposto alle nostre stesse passioni, e pregò intensamente che non piovesse e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi. Pregò di nuovo, e il cielo diede la pioggia” (Giacomo 5:16-18). Se abbiamo disperatamente bisogno di qualcosa e sappiamo che il nostro cuore è in pace con Dio, possiamo avere la fede di chiedergliela “Se il nostro cuore non ci condanna, abbiamo fiducia (fede) davanti a Dio, e qualunque cosa chiediamo la riceviamo da Lui, perché osserviamo i Suoi comandamenti e facciamo le cose che Gli sono gradite” (1 Giovanni 3:21,22). Come Elia, non smettiamo di credere solo perché Dio non ci risponde immediatamente. Continuiamo a confidare in Lui!


c. Prega con zelo, con fervore Iabes pregò il Signore e non disse solo “Signore, benedicimi!”, ma disse “Benedicimi, ti prego” (1 Cronache 4:10). Questa espressione manifesta un’invocazione fatta con zelo. Quante volte le nostre preghiere sono tiepide, fatte con poco entusiasmo! C’è perciò da meravigliarsi se le nostre preghiere non raggiungono il Celeste Trono di grazia? Quando Giacobbe lotto con l’Angelo, volle essere benedetto ad ogni costo: “E l’uomo disse: “Lasciami andare, perché spunta l’alba”. E Giacobbe: “Non ti lascerò andare prima che tu mi abbia benedetto!” (Genesi 32:26). Questo desiderio ardente gli fece realizzare la vittoria: “Quello disse: “Il tuo nome non sarà più Giacobbe, ma Israele, perché tu hai lottato con Dio e con gli uomini e hai vinto” (v.28).

4. I risultati di chi prega nel modo giusto (Nehemia 6:1-19)
Nehemia aveva un’alta concezione dell’opera di Dio (1:2,9), i suoi nemici tentarono di condurlo in villaggi che si trovavano ad un quarantina di chilometri a nord di Gerusalemme e qui non avrebbe potuto difendersi, ma l’inganno non riuscì. Allora lo spinsero ad andarsene spargendo false voci di ribellioni che sarebbero giunte al re di Persia, ma Nehemia, con prudenza; evitò tutte le insidie. Vedute tutte inutili le loro trame, i nemici di Nehemia assoldarono, per i loro scopi, Noadia, falso profeta, che esortò Nehemia a rifugiarsi nel Tempio, riservato ai sacerdoti per salvarsi la vita: tuttavia Nehemia evitò anche questa ennesima insidia.
Egli trovò ogni soluzione nella preghiera. Ogni buona possibilità per procedere e non venir meno nel cammino e per portare a compimento 1’opera iniziata, ha bisogno del Suo aiuto: “Senza di Me non potete fare nulla”.
Nehemia poteva certamente dire come Paolo: “Io so in chi ho creduto” (2 Timoteo 1:12) e “Io ho creduto, perciò ho parlato” (2 Corinzi 4:13). Egli poteva ben dire: “Vedete la mia fede, la mia costanza, il mio lavoro, le mura edificate, questa restaurazione della città, tutto questo è avvenuto per opera dell’Iddio in cui mi confido in preghiera”.
Il segreto è pregare, pregare molto, pregare sempre di più “Non cessate mai di pregare” (1 Tessalonicesi 5:17).

Conclusione
Dr. R.A. Torrey dice: “Il primo grande risveglio della storia cristiana ebbe le sue origini, per quanto concerne il lato umano, in dieci giorni di preghiera... Da quel giorno in poi ogni vero risveglio ha avuto la sua origine nella preghiera”.
La nostra vittoria risiede ancora oggi nella potenza della preghiera. Solo quando, consci della possibilità di agire, andremo a Dio lasciando nelle Sue mani le nostre ansie e le nostre preoccupazioni, Egli farà prosperare la nostra vita e ci farà mirare la Sua gloria!
La preghiera potrebbe operare gloriosamente oggi, come ha operato nel passato, se la Chiesa sapesse avvalersene.


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